Trent’anni fa, al crepuscolo della «Prima Repubblica», esplose (relativamente) inattesa la «questione settentrionale». Dalle regioni del Nord, e soprattutto da alcune aree al centro di un impetuoso sviluppo economico nei due decenni precedenti, iniziò a levarsi un forte vento di protesta, che portò sulla scena una profonda frattura centro-periferia, fino a quel momento priva di interpreti politici. Politologi e scienziati sociali volsero lo sguardo ai territori per comprendere quali fossero le radici della protesta e le motivazioni storiche di una divaricazione a lungo sottovalutata. Negli ultimi decenni la «questione settentrionale» è in larga parte scomparsa dai radar della politica nazionale, mentre altri temi hanno conquistato il centro del dibattito. Al tempo stesso, il legame tra forze politiche e territori è diventato (almeno rispetto al passato) molto più fluido, quasi inafferrabile.
Il
convegno La questione territoriale in Italia: Nordovest e Nordest a
confronto – organizzato dal Centro Polidemos dell’Università Cattolica e
dall’Osservatorio Dane dell’Università di Padova – intende riportare
l’attenzione proprio sul rapporto tra politica e territorio, ponendo al centro della
discussione una serie di domande e adottando in particolare la prospettiva
della «politologia storica». Un primo quesito riguarda innanzitutto la stessa
omogeneità interna alle regioni settentrionali. Più che considerare la distanza
tra Nord e Sud, i lavori puntano infatti a mettere sotto la lente di
ingrandimento le differenze che separano i diversi Nord. Innanzitutto, le
differenze tra il Nordovest e il Nordest, ma anche quelle che attraversano ogni
singola area territoriale, percorsa al proprio interno da molteplici linee di frattura:
linee dalle radici storiche più o meno profonde, che però influiscono ancora
oggi su come viene percepito e vissuto il rapporto tra il centro e la
periferia, oltre che tra «alto» e «basso», tra «élite» e «popolo». In secondo luogo, un interrogativo centrale è
rappresentato da ciò che resta delle subculture politiche e, in particolare, della
vecchia «zona bianca»: l’area subculturale cattolica, compresa tra il Veneto e
le regioni orientali della Lombardia (Bergamo e Brescia), contrassegnata fino
all’inizio degli anni Novanta dal ruolo egemone della Democrazia Cristiana, ma negli
ultimi trent’anni sgretolatasi e contesa da nuove forze politiche. Ulteriori
domande che orienteranno le discussioni riguardano inoltre la dotazione di
capitale, il patrimonio di «civismo» e la «coesione sociale» delle regioni
settentrionali del Paese. Ci sono ancora differenze sostanziali fra «i Nord»?
Il patrimonio di «civismo» è intatto, o è stato intaccato dai processi di
individualizzazione, dai mutamenti nel profilo produttivo di queste aree, dalle
trasformazioni demografiche? E le nostre istituzioni democratiche poggiano
ancora saldamente le basi nei reticoli di una forte e vitale società civile?
A
discutere di questi temi saranno studiosi che – pur con un orientamento disciplinare
differente – hanno approfondito nelle loro ricerche le trasformazioni
politiche, economiche, sociali e culturali delle regioni del Nord. Ad aprire i
lavori, introdotti da Marco Almagisti (Università di Padova) sarà, giovedì
12 maggio alle ore 15.00, una sessione incentrata sulle grandi traiettorie
di mutamento del Nordest e del Nordovest, con le relazioni di Marco Revelli (Università
di Torino), autore di numerosi studi sui conflitti sulle trasformazioni
politiche nell’Italia contemporanea, Antonella Tarpino (Fondazione Nuto
Revelli), che si è occupata negli ultimi anni dei mutamenti nel paesaggio e di
come cambia la cultura dei luoghi nel processo di deindustrializzazione, Luca
Romano (Local Area Network), che ha studiato i cambiamenti nel mondo
del lavoro, e Giovanni Gregorini, storico economico e Direttore del
Dipartimento di Scienze storiche e filologiche dell’Università Cattolica, che
sottolineerà le tendenze di lungo periodo delle realtà territoriali del Nord
Italia.
La
seconda giornata, venerdì 13 maggio alle ore 9.30, sarà aperta da Giuseppe
Lupo (Università Cattolica), che si dedicherà alle narrazioni soprattutto
letterarie del territorio nella trasformazione della società italiana. Allo sviluppo
economico e al passaggio a un’economia post-industriale saranno inoltre dedicati
gli interventi di Gianluca Toschi (Università di Padova e Fondazione
Nordest) e di Marcello Zane (Fondazione Micheletti di Brescia), mentre
gli aspetti socio-politici – nella terza e della quarta sessione – saranno al
centro delle relazioni di Selena Grimaldi (Università di Padova), Loredana
Sciolla (Università di Torino), Matteo Zanellato (Osservatorio
Democrazia a Nordest), Paolo Graziano (Università di Padova), Anna
Sfardini (Università Cattolica) e Laura Zanfrini (Università
Cattolica).
La mattina di
sabato 14 maggio, il Convegno sarà infine concluso da una tavola rotonda,
moderata da Damiano Palano, Direttore del Dipartimento di Scienze
politiche dell’Università Cattolica, con la partecipazione di Roberto
Cammarata (Università degli Studi di Milano), Andrea Capussela
(ricercatore indipendente), Gabriele Colleoni (“Giornale di Brescia”) e Valeria
Negrini (Federsolidarietà Lombardia).
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