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sabato 25 settembre 2021

Cento anni dopo la nascita della Facoltà di scienze sociali dell'Università Cattolica. Una recensione di Davide G. Bianchi al volume "Un ideale da molti anni coltivato"


di Davide G. Bianchi

Questa recensione al volume curato da Damiano Palano Un ideale da molti anni coltivato. Materiali per la storia della Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Vita e Pensiero, pagine 848, euro 50.00), è apparsa su "Avvenire" il 27 dicembre 2020.

Nel 1921 ricorre il centenario della fondazione dell’Università Cattolica. Per volontà di padre Agostino Gemelli, la Facoltà di Scienze sociali nacque originariamente nel 1921, coeva alla fondazione dell’ateneo, per poi trasformarsi alcuni anni più tardi in Scuola di scienze politiche economiche e sociali. Con l’avvento dell’Italia repubblicana gli studi politologici e sociologici della Cattolica conobbero un nuovo impulso, dando vita così, nel 1949, alla Facoltà di Scienze politiche e sociali, quando nel frattempo l’economia di era data ormai una propria facoltà all’interno dell’ateneo.

Un volume elegante e ponderoso, curato da Damiano Palano va in questi giorni in libreria, offrendo al lettore dei materiali che documentano questa lunga vicenda (Un ideale da molti anni coltivato. Materiali per la storia della Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Vita e Pensiero, pagine 848, euro 50.00). Troviamo nel volume contributi di Antonio Boggiano-Picco, Albino Uggè, Francesco Vito, Amintore Fanfani, Anton Maria Bettatini, Marcello Boldrini, Pasquale Saraceno, Gianfranco Miglio, Giuseppe Biscottini, Ettore Passerin d’Entreves.

Come ricorda il rettore Franco Anelli nella sua prefazione, alla base della fondazione dell’Università Cattolica vi era un duplice programma: preparare giovani cattolici capaci di diventare membri attivi della comunità sociale ed elaborare idee alle quali tali giovani avrebbero dovuto richiamarsi. Lo ricorda espressamente padre Gemelli in un suo intervento del 1949 dal titolo L’Università come strumento di pace sociale, antologizzato nel volume: «Ciò di cui il mondo ha bisogno sono soprattutto le idee». Un lascito culturale in grado di declinarsi in nuovi paradigmi interpretativi, pronti a leggere una realtà in continua trasformazione.

Non ha quindi un valore meramente celebrativo il fatto di interrogarsi sull’evoluzione di questo percorso intellettuale. Come scrive Palano nella sua introduzione, il volume intende avviare una riflessione sugli sviluppi e sugli snodi – compresi quelli critici – che hanno riguardato la Facoltà, senza lasciare in ombra l’interazione che quest’ultima ha sempre alimentato con il mondo esterno. Un’analisi con queste caratteristiche conduce inevitabilmente a riflettere sulla natura metodologica e contenutistica degli studi politici e sociali, e su come questa sia mutata nel tempo. Senza dubbio ha enormemente giocato il definitivo approdo democratico che il nostro Paese ha conosciuto dopo la fine della Seconda guerra mondiale: durante il Ventennio, infatti, le Facoltà di Scienze politiche erano interpretate come dei luoghi di elaborazione di una dogmatica filosofica e giuridica che, nell’interpretazione gentiliana, era orientata a costruire la pesante impalcatura della “dottrina dello Stato”, d’ispirazione fascista. Merito indiscusso di padre Agostino Gemelli è stato quello di tenere al riparo l’Università Cattolica dalle più pesanti intromissioni del regime, come avvenuto in altri contesti (si pensi alla Cesare Alfieri di Firenze). Fin dalla sua fondazione, l’Università Cattolica intendeva declinare scientificamente una ben diversa dottrina, la Dottrina sociale della Chiesa, che naturalmente era – ed è – molto presente negli studi politici e sociali dell’ateneo.

Ed oggi? Impossibile rispondere in poche battute. Si deve dire però che negli ultimi anni, internazionalmente, gli studi politologici e sociologici hanno visto la forte affermazione del paradigma quantitativo, in base al quale “conta (scientificamente) solo ciò che si può contare”. Non solo in economia, ma anche nelle altre scienze sociali, ormai gli studi sono sempre più costruiti sulla base di raffinate applicazioni della statistica inferenziale, resa operativa da appositi software. Fra le missioni degli studi politici e sociali della Cattolica di questi anni vi è senza dubbio anche quella di alimentare il pluralismo metodologico, evitando che il paradigma quantitativo diventi – con il suo arido tecnicismo – non solo prevalente, ma semplicemente il solo ad avere diritto di cittadinanza.


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