di Davide G. Bianchi
Questa recensione al volume curato da Damiano Palano Un ideale da molti anni coltivato. Materiali per la storia della Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Vita e Pensiero, pagine 848, euro 50.00), è apparsa su "Avvenire" il 27 dicembre 2020.
Nel 1921 ricorre il centenario della fondazione dell’Università
Cattolica. Per volontà di padre Agostino Gemelli, la Facoltà di Scienze sociali
nacque originariamente nel 1921, coeva alla fondazione dell’ateneo, per poi
trasformarsi alcuni anni più tardi in Scuola di scienze politiche economiche e
sociali. Con l’avvento dell’Italia repubblicana gli studi politologici e
sociologici della Cattolica conobbero un nuovo impulso, dando vita così, nel
1949, alla Facoltà di Scienze politiche e sociali, quando nel frattempo l’economia
di era data ormai una propria facoltà all’interno dell’ateneo.
Un volume elegante e ponderoso, curato da Damiano Palano va
in questi giorni in libreria, offrendo al lettore dei materiali che documentano
questa lunga vicenda (Un ideale da molti anni coltivato. Materiali per la
storia della Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica
del Sacro Cuore, Vita e Pensiero, pagine 848, euro 50.00). Troviamo nel
volume contributi di Antonio Boggiano-Picco, Albino Uggè, Francesco Vito,
Amintore Fanfani, Anton Maria Bettatini, Marcello Boldrini, Pasquale Saraceno,
Gianfranco Miglio, Giuseppe Biscottini, Ettore Passerin d’Entreves.
Come ricorda il rettore Franco Anelli nella sua prefazione,
alla base della fondazione dell’Università Cattolica vi era un duplice
programma: preparare giovani cattolici capaci di diventare membri attivi della
comunità sociale ed elaborare idee alle quali tali giovani avrebbero dovuto
richiamarsi. Lo ricorda espressamente padre Gemelli in un suo intervento del
1949 dal titolo L’Università come strumento di pace sociale,
antologizzato nel volume: «Ciò di cui il mondo ha bisogno sono soprattutto le
idee». Un lascito culturale in
grado di declinarsi in nuovi paradigmi interpretativi, pronti a leggere una
realtà in continua trasformazione.
Non ha
quindi un valore meramente celebrativo il fatto di interrogarsi sull’evoluzione
di questo percorso intellettuale. Come scrive Palano nella sua introduzione, il
volume intende avviare una riflessione sugli sviluppi e sugli snodi – compresi quelli
critici – che hanno riguardato la Facoltà, senza lasciare in ombra l’interazione
che quest’ultima ha sempre alimentato con il mondo esterno. Un’analisi con
queste caratteristiche conduce inevitabilmente a riflettere sulla natura metodologica
e contenutistica degli studi politici e sociali, e su come questa sia mutata
nel tempo. Senza dubbio ha enormemente giocato il definitivo approdo democratico
che il nostro Paese ha conosciuto dopo la fine della Seconda guerra mondiale:
durante il Ventennio, infatti, le Facoltà di Scienze politiche erano
interpretate come dei luoghi di elaborazione di una dogmatica filosofica e giuridica
che, nell’interpretazione gentiliana, era orientata a costruire la pesante impalcatura
della “dottrina dello Stato”, d’ispirazione fascista. Merito indiscusso di
padre Agostino Gemelli è stato quello di tenere al riparo l’Università Cattolica
dalle più pesanti intromissioni del regime, come avvenuto in altri contesti (si
pensi alla Cesare Alfieri di Firenze). Fin dalla sua fondazione, l’Università
Cattolica intendeva declinare scientificamente una ben diversa dottrina, la
Dottrina sociale della Chiesa, che naturalmente era – ed è – molto presente
negli studi politici e sociali dell’ateneo.
Ed oggi?
Impossibile rispondere in poche battute. Si deve dire però che negli ultimi
anni, internazionalmente, gli studi politologici e sociologici hanno visto la
forte affermazione del paradigma quantitativo, in base al quale “conta
(scientificamente) solo ciò che si può contare”. Non solo in economia, ma anche
nelle altre scienze sociali, ormai gli studi sono sempre più costruiti sulla
base di raffinate applicazioni della statistica inferenziale, resa operativa da
appositi software. Fra le missioni degli studi politici e sociali della
Cattolica di questi anni vi è senza dubbio anche quella di alimentare il
pluralismo metodologico, evitando che il paradigma quantitativo diventi – con il
suo arido tecnicismo – non solo prevalente, ma semplicemente il solo ad avere
diritto di cittadinanza.
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