di Damiano Palano
Questo testo è tratto da uno dei saggi
compresi nell’ebook, curato da Damiano Palano e Raul Caruso, Il mondo
fragile. Scenari globali dopo la pandemia, uscito per Vita e Pensiero alla metà di maggio. Il
volume cerca di ragionare sulle ricadute che lo shock globale del Covid
19 potrebbe avere a livello politico ed economico. L’intero e-book può essere
gratuitamente scaricato in formato pdf dal sito della casa editrice Vita e Pensiero e dal sito di Amazon (formato kindle).
Le previsioni sull’impatto che avranno
la pandemia e le misure di distanziamento sociale sull’economia globale e sulle
economie del Vecchio continente sono al momento ancora premature, ma le stime
provvisorie prevedono una notevole contrazione della produzione in tutte le
economie occidentali, oltre che una riduzione significativa del volume degli
scambi. Questo scenario potrebbe favorire sul versante politico un ulteriore
inasprimento delle condizioni di instabilità e, dunque, un rafforzamento della
tendenza che negli ultimi dieci anni ha portato sulla scena nuovi e aggressivi
outsider, più o meno ascrivibili all’eterogenea famiglia delle formazioni
anti-sistemiche.
Le tensioni che le democrazie occidentali
si troveranno ad affrontare dopo che la fase più acuta dell’emergenza del Covid
sarà terminata hanno d’altronde a che vedere in gran parte con l’eredità di
dinamiche di lungo periodo. La depressione economica segnerà quasi certamente
ulteriore aggravamento della «crisi fiscale» dello Stato, che in alcuni casi
potrebbe anche diventare drammatica e che offrirà spazi consistenti al
riemergere della protesta fiscale. In secondo luogo, è probabile che la
contrazione delle economie occidentali contribuirà a logorare ulteriormente i
legami identitari su cui ancora possono contare i partiti ‘tradizionali’ e a
indebolire la fiducia nei confronti di leader e partiti. Inoltre, le
conseguenze del Covid-19 potrebbero accelerare il ‘declino relativo’
dell’Occidente (sotto il profilo economico, politico e culturale), e non
sembrano comunque in grado di invertire in modo significativo la tendenza di
uno spostamento verso Est del baricentro dell’economia globale. Ciò potrebbe
evidentemente rafforzare il cultural
backlash,
accentuando la sensazione di insicurezza e deprivazione soprattutto in alcuni
strati sociali. Quote di elettorato crescenti potrebbero così spostarsi verso
posizioni più radicali (e verso nuove formazioni politiche), polarizzando lo
scontro politico. E potrebbero in particolare riacquistare vigore tanto i
conflitti radicati sulla frattura centro-periferia (e focalizzati sulla
protesta fiscale), quanto le tendenze isolazioniste e nazionaliste (che nel
Vecchio continente assumerebbero come bersaglio i ‘vincoli’ imposti dall’Ue).
Più in particolare, uno dei rischi è che gli effetti
della crisi contribuiscano ad alimentare la «recessione democratica» in corso
da circa quindici anni, logorando le basi dei regimi più fragili, che,
soprattutto per ciò che concerne l’Est europeo e alcune delle ex-repubbliche
sovietiche, sembrano a molti già fuoriusciti dall’alveo di una piena democrazia.
Al tempo stesso, la pandemia e le sue ricadute potrebbero riproporre la
dinamica che ha investito i sistemi politici occidentali dopo la crisi
finanziaria del 2008, versando dunque combustibile nel serbatoio della protesta
«populista» e aggravando quel processo di «deconsolidamento» delle democrazie
mature che secondo alcune ipotesi sarebbe già cominciato da alcuni anni.
Per quanto un simile scenario non debba certo apparire
ottimistico, sarebbe però un errore interpretare queste tendenze nei termini di
previsioni deterministiche. Nel mondo che seguirà la pandemia, un ruolo
importante, e per molti versi decisivo, dipenderà infatti dalla capacità politica
di impedire che una miscela esplosiva di ingredienti vada a innescare una
«crisi generale». E dunque il futuro delle democrazie è strettamente legato anche
alle sorti dell’ordine internazionale liberale che abbiamo ereditato dalla
Seconda guerra mondiale, che ha indirizzato il processo di globalizzazione
negli ultimi trent’anni, e che mostra ormai da tempo profonde tracce di
logoramento. Ma probabilmente il futuro delle democrazie si giocherà anche
sulla loro capacità di abbandonare visioni ingenuamente ottimistiche, senza al
tempo stesso cedere alla retorica di un declino inevitabile.
Puoi continuare a leggere il capitolo scaricando gratuitamente il volume dal sito della casa editrice Vita e Pensiero e dal sito di Amazon (formato kindle).
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