di Damiano Palano
Questa recensione al libro di Jared Diamond, Crisi. Come rinascono le nazioni (Einaudi, pp. 488, euro 30), è apparso sul quotidiano "Avvenire".
Più
di vent’anni fa Jared Diamond cercò di chiarire quali fossero i motivi per cui
l’Occidente era giunto a conquistare una supremazia politica, economica e
tecnologica sull’intero pianeta. Per quanto impegnativa, non era certo una
domanda originale. Assai più innovativo era il tipo di risposta, perché,
entrando nel campo delle scienze storiche, lo studioso americano attingeva a
ipotesi avanzate dalle scienze naturali e prendeva così in considerazione
aspetti in precedenza trascurati. In Armi, acciaio e malattie (1997),
la spiegazione attirava in particolare l’attenzione sulle specificità
dell’habitat euroasiatico, che ospitava più animali ‘domesticabili’ di altri
continenti e numerose specie vegetali che si prestavano alla coltivazione.
Inoltre, l’assenza di grandi barriere geografiche favorì la circolazione e lo
spostamento di animali da un territorio all’altro. Tutti questi fattori
avrebbero favorito lo sviluppo dell’agricoltura ma anche la nascita di una
fitta rete urbana, nella quale si poterono radicare classi politiche in
competizione e tradizioni artigiane capaci di affinare le tecnologie
produttive. Ma oltre alla tecnologia e agli eserciti, Diamond sottolineava come
l’ascesa dell’Occidente fosse stata resa possibile anche dall’eredità che
avevano lasciato le epidemie devastanti del passato, connesse allo sviluppo
dell’agricoltura, alla massiccia domesticazione degli animali e alla precoce
urbanizzazione. Proprio questa eredità finì infatti col dotare gli europei di un’arma
che, nel momento in cui i conquistadores giunsero nel Nuovo mondo, si
rivelò più distruttiva della forza militare.
Nel
suo recente Crisi. Come rinascono le nazioni (Einaudi, pp. 488, euro 30),
Diamond rivolge invece l’attenzione alle strategie che adottano le società per
affrontare gravi shock e si chiede quali siano i fattori capaci di
spiegare perché in alcuni casi alla crisi segue una rinascita mentre in altri
il declino risulta inarrestabile. In un momento in cui il mondo affronta una
crisi per molti versi nuova, e davvero globale, è inevitabile cercare nelle
pagine di Diamond una bussola per orientarsi. Ma gli «esperimenti naturali» di
storia si rivelano in questo caso più prudenti, e per questo anche meno
suggestivi. Lo sguardo si concentra d’altronde su un numero di «crisi» che, in
tempi relativamente recenti, hanno investito Finlandia, Giappone, Cile,
Indonesia, Germania, Australia e Stati Uniti. L’arco temporale limitato richiede
spiegazioni differenti rispetto a quelle in passato adottate da Diamond, che
d’altronde, nella propria comparazione, accantona i metodi quantitativi per
limitarsi a un’analisi narrativa. Il biologo non rinuncia comunque a
identificare una serie variabili significative, come l’esistenza di un consenso
sullo stato di crisi, l’accettazione della responsabilità nazionale, l’identità
nazionale, l’esperienza accumulata, i condizionamenti geopolitici. Tali fattori
andrebbero considerati come predittori della risposta. E secondo Diamond spiegherebbero
per quali motivi alcune società, proprio dinanzi a situazioni di crisi
drammatica, riescono a mobilitare le loro migliori energie.
Damiano Palano
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