di Marianna Sala e Massimo Scaglioni
Un gruppo di studiosi e professionisti competenti in diversi campi, guidati da Marianna Sala e Massimo Scaglioni che curano il volume, ha deciso di provare a riflettere, “a caldo”, sul ruolo che la comunicazione ha avuto nel corso della pandemia. Ne è nato l’instant book – da scaricare gratuitamente – L’altro virus. Comunicazione e disinformazione al tempo del Covid-19 che prova a fare il punto sulle diverse declinazioni della comunicazione in tempo di coronavirus. Discutono idealmente fra le pagine del libro politologi e studiosi di media, sociologi, giuristi e avvocati, economisti e linguisti, informatici, medici e studiosi di letteratura, con un punto di vista comparativo e internazionale, che parte dall’Italia per toccare i principali Paesi europei e gli Stati Uniti. Di seguito un estratto dell’Introduzione.
L'e-book, pubblicato da Vita e Pensiero, può essere scaricato gratuitamente in formato Pdf dal sito della casa editrice. Questo è il link per scaricare il volume.
Nel corso delle drammatiche settimane che abbiamo vissuto con la cosiddetta “Fase 1” dell’emergenza Covid-19, fra il 21 febbraio e il 4 di maggio, la rilevanza della comunicazione è apparsa sempre più chiara, sebbene il tema sia entrato meno del dovuto nel dibattito pubblico, dominato dall’urgenza pressante della gravissima crisi sanitaria, e poi dalle questioni relative alla ripartenza, alla “Fase 2”, al riaccendersi della conflittualità partitica, alle priorità economiche…
Eppure, proprio una pandemia come quella di coronavirus ha mostrato quanto sia cruciale la gestione della comunicazione, a ogni livello la si possa intendere. La comunicazione – ci ricorda James W. Carey – non riguarda semplicemente un processo “tecnico” di trasferimento d’informazione. La comunicazione è strettamente collegata al funzionamento di una società, tanto più in un contesto come quello contemporaneo, caratterizzato dalla pervasività e dell’istantaneità dei media digitali. In tempi normali, comunicazione si associa a “condivisione” (sharing), partecipazione (participation), associazione di persone (association), comunione di intenti (fellowship), appartenenza a una fede comune (possession of a commonfaith) (Carey, Communication as Culture). In tempi di crisi, o “di guerra” – per usare una metafora spesso utilizzata nel corso degli ultimi mesi – la comunicazione diventa ancora più essenziale per “mantenere una società unita nel tempo”. La capacità di gestire al meglio la comunicazione, finalizzandola al bene della società o al “bene comune”, è letteralmente questione vitale. […]
La quarantena ha costretto ciascuno di noi a misurarci con un nuovo stile di vita, in cui la tecnologia e, in particolare Internet, è diventata l’unico nostro strumento per lavorare, comunicare, socializzare, imparare. Non solo. Il timore del virus - nemico invisibile e molto contagioso – ci ha costretti a mantenere la distanza fisica da tutto ciò che ha sempre fatto parte del nostro quotidiano e ci ha reso più timorosi e più vulnerabili. Di qui, una serie di conseguenze che impattano sulla società: dal proliferare delle fake news in materia sanitaria; al desiderio di “controllo sociale” e tracciamento degli spostamenti individuali, per finalità preventive; all’uso quasi totalizzante degli schermi (dal pc, alla tv) per vedere la realtà.
La prima parte del volume è dedicata a “Retoriche e media”. Con uno sguardo riccamente multidisciplinare, abbiamo provato a mettere sotto la lente di ingrandimento il ruolo della televisione come “sismografo” della crisi, fra domanda di informazione e consumi rituali (Scaglioni), da leggere in controluce rispetto alle trasformazioni che hanno caratterizzato gli universi della Rete e dei social media, fra comunicazione istituzionale e esigenze di condivisione, discussione e talvolta critica che emergono da comuni cittadini tramite Twitter, Facebook o Instagram (Vittadini e Carelli). Tre saggi da leggere tutti di fila (Palano e Castellin, Sfardini e Villa) riflettono su cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nella comunicazione di politici, scienziati, esperti e divulgatori. L’ultima sezione di questa prima parte si apre poi allo sguardo internazionale: per comprendere le buone (e le cattive) pratiche della comunicazione in Italia è senz’altro necessario metterla a confronto con quelle adottate nei principali paesi europei: Francia (Zanola), Germania (Missaglia), Gran Bretagna (Reggiani), Spagna (Gonzàlez-Neira e Berrocal-Gonzalo) e Stati Uniti (Panarari).
La seconda parte del volume - intitolata “Società, diritto e istituzioni” – affronta il tema degli effetti del Covid-19 da un diverso punto di vista: quello più propriamente sociale. Si tocca innanzitutto il tema dell’“infodemia” – ossia della propagazione di un numero incontrollato di fake news – che nella c.d. “Fase 1” ha rischiato di alimentare l’allarme sociale, condizionando il dibattito pubblico e/o inducendo a comportamenti sanitari scorretti (Sala). Dopo una valutazione delle caratteristiche della disinformazione scientifi ca (Delmastro) e delle ragioni, anche geopolitiche, alla base del fenomeno (Suffi a), si procede con l’analisi delle azioni di contrasto attuate dalle istituzioni e dalle grandi piattaforme digitali globali (Google e Facebook in prima linea) (Nasti). Si osserva, poi, come l’allarme sanitario abbia favorito il “bisogno” di controllo, di sorveglianza, di uso di droni, di App e di altri strumenti di tracciamento e di geolocalizzazione, nel tentativo di controllare gli spostamenti e impedire il contagio tra gli individui (Ziccardi). Di qui, l’analisi di un corretto bilanciamento tra l’esigenza di tutela della salute pubblica e di tutela della privacy del singolo cittadino – anche sul luogo di lavoro (Ciccia Romito e Salluce) – in quanto si tratta di diritti che non si escludono vicendevolmente, ma – anzi – devono essere equilibrati.
Infine, si osserva che la “Fase 1” ha disegnato un nuovo modo di interfacciarsi con la tecnologia. È come se Internet ci avesse mostrato il suo vero volto, quello delle origini, quello di strumento utile per comunicare a distanza (Garassini). Sarà interessante vedere se e come cambierà il nostro approccio alla tecnologia, con l’inizio della “Fase 2” e oltre. Un dato accomuna tutti gli interventi: la valorizzazione della informazione professionale, come antidoto contro la deriva delle fake news (Razzante). Ma l’informazione professionale non basta, se non c’è nessuno a leggerla. È quindi importante sviluppare l’abitudine alla lettura e all’aggiornamento quotidiano.
Visto che le consuetudini culturali più radicate possono crearsi solo nel periodo di formazione dell’individuo, è evidente che occorre valorizzare il ruolo della scuola, luogo di crescita e di confronto. Questo volume, nato nei giorni del lockdown, cerca di mettere sotto la lente di ingrandimento questa particolarissima fase della vita della nostra società. Scrivere durante il periodo di emergenza non è stato semplice, perché ha richiesto uno sforzo aggiuntivo per tentare di ragionare in maniera il più possibile distaccata. Il compito che ci siamo proposti, però, è stato quello di provare a mantenere lucidità anche in questa situazione, e di analizzare – al di là della contingenza – ciò che stava realmente accadendo. Confidiamo che queste pagine possano risultare utili per una riflessione su quanto ha funzionato e quanto è ancora da migliorare per la fase della ricostruzione e della ripresa del Paese.
Visto che le consuetudini culturali più radicate possono crearsi solo nel periodo di formazione dell’individuo, è evidente che occorre valorizzare il ruolo della scuola, luogo di crescita e di confronto. Questo volume, nato nei giorni del lockdown, cerca di mettere sotto la lente di ingrandimento questa particolarissima fase della vita della nostra società. Scrivere durante il periodo di emergenza non è stato semplice, perché ha richiesto uno sforzo aggiuntivo per tentare di ragionare in maniera il più possibile distaccata. Il compito che ci siamo proposti, però, è stato quello di provare a mantenere lucidità anche in questa situazione, e di analizzare – al di là della contingenza – ciò che stava realmente accadendo. Confidiamo che queste pagine possano risultare utili per una riflessione su quanto ha funzionato e quanto è ancora da migliorare per la fase della ricostruzione e della ripresa del Paese.
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