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mercoledì 20 maggio 2020

"Il mondo fragile. Scenari globali dopo la pandemia". Un e-book curato da Raul Caruso e Damiano Palano, in uscita oggi da Vita e Pensiero (e gratuitamente scaricabile)



di Damiano Palano


Esce oggi l'ebook Il mondo fragile. Scenari globali dopo la pandemia curato da Raul Caruso e Damiano Palano - scaricabile gratuitamente in formato Pdf dal sito dell'editrice Vita e Pensiero - cerca di ragionare sulle ricadute che lo shock globale del Covid-19 potrebbe avere a livello politico economico. L’obiettivo non è esercitarsi in previsioni destinate a essere smentite da un quadro in così rapido movimento, ma identificare i fattori di fragilità e dunque i rischi che potrebbero contrassegnare i prossimi mesi e i prossimi anni. Di seguito uno stralcio tratto dall'introduzione. 


L’irruzione della pandemia sulla scena globale ha portato alla luce problemi che, nell’età dell’unità tecnica del mondo, coinvolgono davvero l’intera umanità e non possono essere tenuti fuori dai confini nazionali. Ma al tempo stesso ha anche mostrato, una volta di più, le difficoltà della cooperazione tra gli Stati, persino dinanzi a un’emergenza tanto drammatica. La diffusione planetaria del virus – che nell’arco di alcune settimane dal mercato del pesce di Wuhan ha raggiunto pressoché ogni angolo del mondo – ha infatti chiarito, con la brutalità che abbiamo imparato a conoscere, come l’altra faccia dell’interdipendenza sia una condizione di fragilità.

In questo nuovo quadro sono così fatalmente riaffiorate tutte le linee di tensione che logorano da decenni l’architettura dell’ordine internazionale liberale e che la crisi di oggi – insieme alle conseguenze di domani – rischia di condurre a un punto di definitiva rottura. Proprio la consapevolezza dei rischi connessi a questa condizione potrebbe innescare una reazione energica da parte degli Stati, o quantomeno degli Stati dotati di maggiori capacità e intenzionati a ridurre la dipendenza dal mondo esterno. E così diverse voci si sono spinte a prefigurare la minaccia di una crisi sistemica, l’arresto della globalizzazione e persino l’avvio di un processo di rapida deglobalizzazione.


Per immaginare quali saranno le traiettorie che imboccherà il mondo dopo il Covid-19, la «lezione della storia» è sfortunatamente in grado di fornirci solo un aiuto modesto, e comunque non risolutivo. Senza dubbio anche nel passato l’improvvisa comparsa di malattie ha innescato crisi dalle conseguenze radicali proprio sulle strutture politiche. Inoltre, anche le epidemie del passato furono a loro modo conseguenze di processi di globalizzazione. Ma l’intensità dei flussi globali odierni, la pervasività delle tecnologie comunicative di cui disponiamo e la stessa velocità odierna dei trasporti (oltre che conseguentemente dei contagi) non hanno paragoni con il passato.

Le conoscenze mediche del XXI secolo ci inducono inoltre a percepire il rischio – anche solo potenziale – in modo molto diverso dal passato, influenzando anche le risposte politiche. E ovviamente sono differenti tanto i meccanismi di valutazione della responsabilità politica, quanto gli stessi criteri con cui nelle democrazie occidentali viene considerato il rapporto drammatico tra la salvaguardia della vita dei singoli e i costi che essa comporta.

Dopo settantacinque anni di pace e dopo una costante riduzione della violenza (non solo politica) nelle nostre società, le democrazie occidentali sono infatti diventate davvero «democrazie immunitarie», in cui il bene della vita e della sicurezza degli individui è percepito come (politicamente) molto più importante rispetto a ogni altra società del passato. Questo insieme di fattori non può dunque che indurci a diffidare di affrettate analogie storiche.

Ciò nondimeno, è molto probabile che, proprio come le epidemie del passato, anche la pandemia che sta sconvolgendo il nostro mondo, e travolgendo la nostra hybris, finirà con l’accelerare una serie di processi già in atto, esacerbando conflitti e tensioni già presenti da tempo. E i prossimi anni ci forniranno risposte cruciali sulla forza residua delle istituzioni internazionali che abbiamo ereditato dalla Seconda guerra mondiale e sulle risorse che le nostre democrazie saranno in grado di attivare per fronteggiare la crisi.


Vedi qui l'indice del volume.


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