di Damiano Palano
Cento anni fa, mentre a Versailles si decideva l’assetto
del Vecchio continente, nella cittadina di Aberystwyth, presso
lo University
College of Wales, veniva istituita la prima cattedra di
Politica internazionale. Naturalmente lo studio delle cause della guerra aveva
alle spalle una lunga tradizione, che risaliva fino a Tucidide e alla sua
classica indagine sui motivi alla base del conflitto tra Atene e Sparta. Ma fino
a quel momento non era esistita una disciplina accademica volta allo studio ‘scientifico’
dei rapporti tra gli Stati. E proprio per questo l’istituzione della cattedra
di Aberystwyth viene ricordata come l’atto di nascita delle Relazioni
Internazionali. Secondo gli auspici del filantropo che aveva finanziato
l’iniziativa, i titolari di quella cattedra – intitolata al presidente
americano Woodrow Wilson e assegnata inizialmente allo storico Alfred Zimmern –
dovevano
diventare degli ambasciatori della pace. In realtà le cose presero ben presto un’altra
piega.
Nella cittadina gallese nel 1936 giunse infatti Edward H.
Carr, che in quegli anni era intento a gettare le basi di una «scienza
politica» dei rapporti tra gli Stati. Si impegnò in una critica severa proprio dell’«idealismo»
del presidente Wilson e attaccò come utopistiche le convinzioni che avevano
condotto alla nascita della Società delle Nazioni. La principale era che la
guerra potesse essere scongiurata con la semplice forza della ragione, con la
dimostrazione dell’inutilità economica dei conflitti armati e, dunque, con
un’azione persuasiva da esercitare nei confronti dell’opinione pubblica. Lo
spietato attacco di Carr fu il momento culminante del cosiddetto «Primo
dibattito», la discussione che sancì la divisione degli studiosi in due campi
contrapposti: da una parte i «realisti» come Carr, che ritengono che la paura e
il conflitto non siano eliminabili dall’arena internazionale; dall’altra, i
«liberali», che pensano che le istituzioni internazionali, l’interdipendenza
economica e gli scambi culturali possano ridurre la diffidenza e dunque limitare
– se non proprio eliminare – il ricorso alle armi da parte degli Stati.
Cento anni dopo la
discussione continua. L’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali
(Aseri), diretta da Vittorio Emanuele Parsi, celebra infatti un secolo di vita della
disciplina con un convegno sull’ordine internazionale liberale e la sua crisi,
al quale intervengono studiosi come Micheal Cox, Matthew Evangelista, John
Ikenberry e Joe Grieco. Se nel 1919 il problema era costruire un assetto che
evitasse nuovi conflitti, oggi è rispondere al logoramento delle istituzioni
internazionali sorte all’indomani della Seconda guerra mondiale. Ancora una
volta emergono visioni pessimiste, che tornano a rappresentare il mondo come
una giungla di belve feroci, mentre interpretazioni meno cupe continuano a ritenere
che le istituzioni possano comunque ridurre la paura e controllare le ambizioni
delle potenze. Certamente il mondo è davvero radicalmente cambiato rispetto a
quello di un secolo fa. Il cuore della politica globale non sta più a
Versailles, a Londra o Berlino. Ma probabilmente già oggi non è più soltanto a
Washington. E quasi certamente il nuovo ordine che prenderà forma sarà per
questo molto differente rispetto a quello che abbiamo conosciuto.
Damiano Palano
Venerdì 15 novembre 2019 si svolgerà all'Università Cattolica (sede di Milano) il convegno International Relations at 100: The Liberal World Order and Beyond, organizzato dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali (Aseri).
I lavori inizieranno alle 10.30, nella sede di Largo Gemelli 1 (aula Pio XI) e proseguiranno alle 14.30 nella sede dell’Aseri (Via San Vittore 18).
Tra i partecipanti, oltre a Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Aseri, Micheal Cox, Matthew Evangelista, John Ikenberry, Joe Grieco, Marina Calculli, Enrico Fassi e Andrea Locatelli.
Il programma completo è disponibile qui.
Molto interessante, Damiano come sempre preparatissimo su questi temi.
RispondiEliminaMolto interessante, Damiano come sempre preparatissimo su questi temi.
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