di Damiano Palano
Questa nota è apparsa su Cattolica News all'indomani delle elezioni europee del 26 maggio.
Se si considerano le
elezioni per il Parlamento europeo come un referendum sul gradimento dell’Ue da
parte dei cittadini dei 28 Stati membri, ci sono pochi dubbi sul fatto che il
responso delle urne non sia molto positivo, anche se, nel complesso, le forze
“europeiste” rimangono maggioritarie.
Il quadro è
estremamente frastagliato, ma i dati che emergono sembrano soprattutto tre.
Innanzitutto la crescita della frammentazione politica, cui contribuiscono l’avanzata
delle forze riconducibili al gruppo Alde, l’affermazione dei Verdi e
naturalmente la rilevante affermazione di formazioni di destra (più o meno
radicale e nazionalista) soprattutto in due dei paesi fondatori come Francia e
Italia.
In secondo luogo, il notevole
ridimensionamento delle due forze che tradizionalmente hanno sostenuto e
alimentato il processo di integrazione, ossia il gruppo socialista (S&D) e
quello popolare (PPE). Per quanto concerne i socialisti, il calo di circa 40
seggi rispetto al 2014 si inserisce nella tendenza ormai ventennale
all’indebolimento delle forze di sinistra. Ci sono controtendenze significative
(in Spagna e in Portogallo, soprattutto), ma non possono comunque passare
inosservate né la “polverizzazione” della sinistra in Francia, né il crollo
della Spd in Germania. Anche il gruppo popolare perde rispetto al 2014 circa 40
seggi, nonostante rimanga ancora la forza di maggioranza relativa all’interno dell’emiciclo.
Ma non sarà senza implicazioni il successo di Fidesz in Ungheria (che, con più
del 50% dei consensi, ottiene 13 seggi), o dei popolari austriaci, su molte
questioni vicini alle posizioni dei “sovranisti” di destra.
Infine, il terzo dato
è la sconfitta di Macron nel confronto interno con il Rassemblement National,
che è rilevante non tanto sul piano numerico, quanto sotto il profilo politico,
perché da questo appuntamento, insieme al presidente francese, esce indebolita
la sua proposta di rilancio del progetto europeo (incardinata su un solido un
asse franco-tedesco).
Per effetto di questi
risultati, la geometria del Parlamento è destinata a cambiare, così come i
contorni dei diversi gruppi. L’ipotesi più probabile è l’ingresso del gruppo
Alde nella maggioranza composta da PPE e S&D. I cosiddetti “sovranisti” quasi
certamente rimarranno in una posizione minoritaria. Ma la frammentazione del
quadro politico renderà senz’altro complicato formare una nuova maggioranza e
definire la composizione della nuova commissione. E paradossalmente – a
dispetto della battaglia contro i “sovranisti” portata avanti dalle forze
“europeiste” – l’esito di un Parlamento così frammentato potrebbe essere proprio
l’ulteriore rafforzamento del ruolo degli Stati.
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