domenica 12 maggio 2019

L’Occidente malato immaginario? Un libro di Andrea Graziosi

 

di Damiano Palano


Questa recensione al volume di Andrea Graziosi, Il futuro contro. Democrazia, libertà, mondo giusto (Il Mulino, pp. 177, euro 16.00, è apparsa su quotidiano "Avvenire". 


L’euforia degli anni Novanta per le prospettive della democrazia liberale ormai è solo un ricordo. La speranza che il modello democratico si estendesse al mondo intero si è infranta contro la realtà di nuovi e ambiziosi regimi autoritari. E le tendenze ‘illiberali’ e ‘autoritarie’ sono così evidenti – più o meno in tutte le aree del pianeta – da non poter essere liquidate come fenomeni transitori. Nel suo ultimo libro Il futuro contro. Democrazia, libertà, mondo giusto (Il Mulino, pp. 177, euro 16.00), Andrea Graziosi propone un quadro interpretativo generale – e tutt’altro che ottimistico – di queste tensioni. Le cause che lo storico mette in fila sono ovviamente numerose. Ma c’è una spiegazione che trova davvero insoddisfacente, e contro cui imbastisce l’intera analisi. A suo avviso le tendenze illiberali che scuotono il mondo non possono essere interpretate né come una reazione al peggioramento della condizione economica del pianeta provocata dalla globalizzazione, né come una risposta all’aumento della diseguaglianza che essa avrebbe provocato. In realtà, sottolinea, negli ultimi tre decenni la diseguaglianza globale è diminuita (anche dopo la crisi del 2007-2008), il mondo ha conosciuto un miglioramento sostanziale delle condizioni di vita e la percentuale delle persone che vive in condizioni di estrema povertà si è sensibilmente ridotta (scendendo al di sotto del 10%). Queste trasformazioni hanno però cambiato la condizione dell’Occidente, che si trova a sperimentare un declino relativo (e cioè legato al fatto che la sua crescita è molto più lenta rispetto a quella degli attori emergenti). Se i redditi reali della popolazione mondiale sono aumentati in modo vertiginoso, è diminuito il tasso di crescita dell’Occidente. E una piccolissima minoranza ha visto crescere in modo molto rapido le proprie ricchezze. Il «malessere occidentale» nasce dunque per Graziosi non da un peggioramento in termini assoluti, bensì da una percezione di decadenza. In altre parole, anche se la popolazione occidentale non è stata colpita da un impoverimento assoluto, si sente più povera, sia perché è circondata da immagini di super-ricchi, sia perché tende a percepire come un ‘assedio’ l’ascesa di nuovi protagonisti. E sarebbe così proprio la sensazione di un forte declino relativo (acuito peraltro dalla demografia) a generare le tendenze illiberali. Ma un quadro tanto pessimista – che in parte sottovaluta le tensioni ‘populiste’ e ‘nazionaliste’ che affiorano al di fuori dell’Occidente – non considera irresistibile il canto delle sirene illiberali. Per molti versi Graziosi invita piuttosto a prendere atto del fallimento della retorica ottimistica propria dell’immaginario liberale. E a riconoscere la necessità di costruire una nuova «narrazione», in grado di presentare il futuro senza ricorrere alla retorica della nostalgia. Ma non si tratta certo di un compito agevole. Se non altro perché le ideologie degli ultimi due secoli non hanno fatto che declinare in direzioni diverse la medesima visione, che rappresenta la storia umana proprio nei termini di un incessante «progresso».

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