di
Raul Caruso
Martedì 14 novembre, alle ore 15.00, nell'Aula Magna dell'Università Cattolica di Brescia (Via Trieste 17), Raul Caruso terrà una conferenza dal titolo "Quale economia per la pace?" nell'ambito del ciclo "Il mondo in disordine. Dieci incontri sulla politica globale". L'incontro sarà introdotto da Damiano Palano, Coordinatore del corso di Laurea in Scienze politiche e delle relazioni internazionali della Cattolica di Brescia, e vedrà anche la partecipazione, in vista di discussant, di don Fabio Corazzina.
Raul Caruso, autore di "Economia della pace" (Il Mulino), insegna nella Facoltà di Scienze politiche e sociali dell'Università Cattolica ed è Direttore del Network of European Peace Scientists e della rivista "Peace Economics, Peace Science and Public Policy". Il testo che segue anticipa alcuni dei temi al centro della conferenza.
L’economia della pace è una
branca dell’economia che ci aiuta a capire le cause e le determinanti dei
conflitti armati, oltre che di altre forme di violenza, ma anche a individuare
le misure di politica economica finalizzate alla rimozione delle cause dei
conflitti violenti. L’economia della pace ha una dimensione macro e una dimensione micro. Esiste, infatti, un uso della
violenza tra Stati a livello macro,
che influenza la loro politica estera e le loro politiche economiche. e un uso
della violenza a livello micro, in seno alle società nei rapporti tra
Stato, gruppi sociali e cittadini. In particolare, a livello macro l’economista della pace studia gli
aspetti economici della rivalità tra Paesi, la corsa agli armamenti e il
commercio di armi, laddove nell’analizzare i livelli micro gli economisti della pace studiano le cause della violenza
politica, dei fenomeni criminali ma anche delle politiche che risultano
vincenti nel limitare queste patologie delle nostre società.
Obiettivo
finale per l’economista della pace, infatti, è spiegare in maniera compiuta le
politiche per garantire una prosperità economica che duri nel tempo. Secondo
l’economia della pace, lo sviluppo economico nel lungo periodo, è legato
all’espansione della pace. Le società e i sistemi fondati sulla violenza
perpetrata in maniera continua dallo stato o dai cittadini sono destinati al
declino. In particolare, a dispetto dell’opinione popolare e del senso comune,
la guerra non contribuisce allo sviluppo e alla crescita economica, ma – al
contrario costituisce un freno significativo allo sviluppo nel lungo periodo.
L’Unione Sovietica è stato un esempio eccezionale di economia di guerra e di
uso sistematico della violenza: era una società controllata in maniera
capillare da diversi corpi di polizia; spendeva con regolarità una quota
superiore al 15% del suo Pil nella corsa agli armamenti e disincentivava in
maniera sistematica l’attività economica produttiva. Non è stata una sorpresa,
infatti, che l’Unione Sovietica sia implosa, frammentandosi e mostrando poi a
tutto il mondo i suoi livelli di povertà. Anche la Germania nazista aveva un’economia
estremamente fragile e Adolf Hitler e i gerarchi nazisti avevano, infatti, la
necessità di giustificare e coprire i fallimenti in ambito economico insistendo
sulla retorica razzista e militarista che pervadeva la vita della società
tedesca.
Tra
gli esempi storici di successo della pace e del conseguente sviluppo vi è
quello dell’integrazione europea successivo alla Seconda Guerra Mondiale. La
creazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio nel 1951 e della
Comunità economica europea nel 1957 rispondevano, in primo luogo,
all’imperativo categorico della ricostruzione fisica e ideale di un continente
devastato dal conflitto mondiale e poi alla costruzione di un’area di benessere
economico in grado di eliminare gli incentivi al conflitto tra i paesi europei.
In breve, le misure economiche adottate nel processo di integrazione avevano
quale fine ultimo quello di pacificare il continente. Il processo di
integrazione economica europea, pertanto, nasceva come una missione di pace. A
dispetto delle difficoltà e delle fasi di stallo che hanno caratterizzato e che
ancora caratterizzano il processo di integrazione europea, l’obiettivo della
pacificazione tra paesi è stato raggiunto e l’Unione europea è attualmente una
delle aree di maggiore benessere nel mondo.
Raul Caruso
Nessun commento:
Posta un commento