Dal 30 ottobre all'8 novembre al Teatro Olinda è in programma Slot Machine, uno spettacolo di Marco Martinelli. Ad accompagnare lo spettacolo, dal 3 al 7 novembre, ci sarà anche il ciclo di incontri “La città gioca d'azzardo” organizzato da Vita in collaborazione con tutti i movimenti no slot
La caduta vertiginosa di un giocatore, di un annegare nell’azzardo, dove ogni legame affettivo viene sacrificato sull’altare del niente. Amara è la sua fine e, nel suo malato sogno di potenza, delira da solo dal fondo di un fossato di campagna, colpito a morte dai suoi strozzini, allo stesso tempo vittima e carnefice di se stesso. È questo Slot Machine, lo spettacolo di Marco Martinelli del Teatro delle Albe, con Alessandro Argnani, in scena all'Olinda - ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini (via Ippocrate 45, M3 fermata Affori, FN uscita via Ciccotti) dal 30 ottobre all'8 novembre.
In occasione dello spettacolo nell'agenda del capoluogo meneghino, dal 3 al 7 novembre ci sarà anche il ciclo di incontri “La città gioca d'azzardo”.
«Oggi sappiamo che, in Italia, questo “sottoprodotto” muove ogni anno un fatturato di 84,5 miliardi di euro, metà dei quali prodotti da “macchinette”», spiega Marco Dotti, professore all'Università di Pavia ed esperto di gioco d'azzardo legalizzato, «Sul territorio italiano è presente, infatti, 1/3 delle slot presenti nel mondo con conseguenze importanti o devastanti, a seconda dei punti di vista. Nel 2014, il giro d’affari delle macchinette da gioco (slot machine + vlt) in Italia è stato di 46 miliardi e 770 milioni di euro. “Giro d’affari” significa denaro, ossia flussi enormi di denaro che impattano sui territori».
«Che cos'è una città? Simone Weil scriveva che la città è il luogo di donne e uomini che sanno assumere il peso e la grazia della relazione - continua Dotti - «Ciò che aggredisce questo peso e questa grazia aggredisce il cuore stesso della città. Nel caso dell'azzardo diffuso, che ben poco ha a che vedere sia con le dimensioni del gioco sia con le forme storicamente assunte dall'azzardo come "devianza tollerata" o come "vizio", siamo di fronte a un’inedita e inaudita aggressione portata al cuore stesso della città».
«Un'aggressione portata nella doppia forma del machine gambling, l’azzardo attraverso le macchine e del convenience gambling – l’azzardo di “prossimità” e a bassissima soglia di accesso», sottolinea il professore. «All’indagine e alla riflessione su questo aspetto “micro”, nelle sue varie declinazioni biopolitiche, economiche, simboliche e sociali che si diramano ed esplodono nello spazio pubblico e privato della città verranno dedicate le cinque serate che seguiranno lo spettacolo del Teatro delle Albe, Slot machine».
Il momento più importante, che farà da chiusura a “La città gioca d'azzardo”, sarà l'incotro di venerdì 6 novembre (dalle ore 16.00 alle 18.00) dal titolo “Le voci dalla città, l'impegno della società civile nel contrasto all'azzardo” cui partecipaeranno don Armando Zappolini (Campagna Mettiamoci in gioco), Riccardo Bonacina (Associazione Movimento No slot), Simone Feder (Campagna educativa Per gioco non per azzardo), Carlo Cefaloni (Slot Mob), Daniele Giorgetti (Unipol), Giovanni Endrizzi (senatore, M5S), Lorenzo Basso (onorevole, PD) , Maurizio Fiasco (presidente Alea).
Il programma degli incontri
Ogni sera dal 3 novembre dopo lo spettacolo sono previsti questi incontri:
3 novembre
POLIS SCONVOLTA. AZZARDO E POLITICHE DELLA PARTECIPAZIONE
Incontro con Damiano Palano, professore di Scienza politica e Storia del Pensiero politico, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Nel 1955 apparve il primo romanzo di P. K. Dick, Lotteria nello spazio. Dick immagina un universo colonizzato da giochi e simulazioni politiche. Il “potere assoluto”, abilmente mascherato dalle procedure di partecipazione e dai meccanismi della scelta, era detenuto dal Quizmaster, selezionato attraverso una lotteria . Una amara prefigurazione di una società senza corpi intermedi dove l’audience e i giochi di simulazione contano più della possibilità di incidere concretamente o il malinteso su quella che Bernard Manin chiamerà “democrazia del pubblico”? Una riflessione sugli impatti della “gamification” sulle istituzioni civiche e politiche.
4 novembre
PUER LUDENS
Incontro con Francesca Antonacci, professore Pedagogia del Gioco, Università Milano/Bicocca
Il gioco è un'esperienza vitale di immediata riconoscibilità, e al tempo stesso sfugge alle precise e rigorose definizioni concettuali, proprio in ragione della ricchezza, poliedricità e ambivalenza delle sue espressioni e significati. Una riflessione sul gioco e la sua profondità simbolica partendo dalla sua “corruzione” e dall'individuazione di poli antinomici che lo descrivono come coagulo di contraddizioni: serietà/divertimento, cooperazione/competizione, regola/libertà, finzione/realtà, norma/trasgressione.
5 novembre
LA SOLITUDINE DEI GIOCATORE GLOBALE
Incontro con Aldo Bonomi, sociologo, Consorzio Aaster
Giocano da soli, davanti a una slot, e solo in Italia alimentano un business da 84,4 miliardi di euro. A farne le spese è il tessuto vitale, civico della nostra società. Ecco perché, già negli anni '90, Robert Putnam indicava nel "machine gambling" la causa del più radicale pericolo per il legame sociale. Un ragionamento su come le dinamiche di flusso impattino sulle reti di solidarietà formale e informale e le trasformino in meccanismi capitalizzabili dagli imprenditori del rancore.
6 novembre
L'IDOLO. FINANZA, AZZARDO, DENARO
Pierangelo Dacrema, economista, professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università della Calabria
Può definirsi economia, un flusso finanziario che, in nome e per conto di un idolo, la Moneta, annichilisce desideri, pervertendoli e schiaccia i soggeti in una condizione di radicale e inedita solitudine? L’homo clausus, come lo definiva Norbert Elias, piegato dinanzi a una macchinetta sta ancora giocando o è solo l’anonima e impersonale vittima destinata a immolarsi e a immolare denaro, salute e benessere sull’altare della moneta? Una riflessione sui numeri, oltre i numeri dell’azzardo di massa.
7 novembre
PATOLOGIE IN GIOCO. RELAZIONE E LEGAME SOCIALE NELL'EPOCA DELL'AZZARDO DI MASSA
Pietro Barbetta, professore di Psicologia dinamica all’Università di Bergamo, Direttore del Centro Milanese di Terapia della Famiglia
Tutti i problemi sociali vengono ridotti a questioni di cervello e i soggetti diventano un unico, grande soggetto cerebrale. Accade anche al “giocatore”, nuovo prototipo di “uomo senza qualità” e senza ambiente, oggetto e soggetto di rinnovate attenzione cliniche. Secondo i dati forniti dai burocrati, i giocatori d'azzardo patologici sarebbero uguali al numero dei pazienti in cura per gioco d'azzardo patologico. Il presupposto di questi dati è che il gioco d'azzardo sia attività normale, come leggere libri, andare al cinema, bere il caffè, fare una passeggiata in montagna. Per ognuna di queste attività ci si può ammalare, se si leggono troppi libri si diventa miopi e si consulta l'oculista, se si va troppo al cine può venire il mal di schiena e si va dall'ortopedico, ecc. Invero la cura funzionale del gioco d'azzardo è funzionale alla ripetizione del gioco d'azzardo, funziona in questo senso. Senza starci su troppo a pensare, l'esperto di gioco d'azzardo patologico è chi cura, senza cultura, il gioco d'azzardo patologico. Serie di tautologie burocratiche.
Nessun commento:
Posta un commento