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lunedì 24 novembre 2014
Gli inconvenienti dell'agonismo. Un libro di Chantal Mouffe
di Damiano Palano
Questa recensione al volume di Chantal Mouffe, Agonistics. Thinking the world politically (Verso, London, 2013), in «Filosofia politica», n. 2, 2014.
Il principale punto di snodo nel percorso intellettuale di Chantal Mouffe è senza dubbio rappresentato da Hegemony and Socialist Strategy, un volume pubblicato insieme a Ernesto Laclau a metà degli anni Ottanta nel quale sono delineati gli elementi fondamentali di un progetto teorico definito esplicitamente come «post-marxista». In quel lavoro Laclau e Mouffe abbandonano la pretesa della teoria marxista di poter cogliere e rappresentare la struttura ‘oggettiva’ della società, e dunque anche l’idea che i soggetti sociali – e in primo luogo le classi – affondino le loro radici nel terreno ‘oggettivo’ della struttura economica. All’interno di una simile operazione, ogni identità collettiva viene concepita come il risultato di pratiche discorsive e articolatorie, e proprio in questo senso Laclau e Mouffe assegnano un ruolo chiave alla nozione gramsciana di «egemonia», ovviamente privata di ogni residuo ‘essenzialista’ (e cioè di qualsiasi richiamo all’idea che la fisionomia delle classi e dei gruppi sia un riflesso dell’assetto della struttura economica). La totalità sociale è intesa infatti soltanto come il prodotto di una «pratica articolatoria» capace di costituire e organizzare le relazioni sociali, di cui l’egemonia rappresenta un caso specifico. Ciò che dunque emerge è un radicale rovesciamento del classico rapporto di subordinazione del ‘politico’ all’‘economico’ propria del marxismo ortodosso, perché i soggetti sociali vengono considerati come il risultato di un processo sostanzialmente ‘politico’ di costruzione delle identità collettive e delle linee conflittuali. E non è così affatto sorprendente che Laclau e Mouffe si siano dedicati ad approfondire ulteriormente questo rovesciamento e a riflettere con sempre maggiore insistenza sul ‘politico’, oltre che sulle dinamiche di costituzione delle identità collettive. Anche se nel loro discorso sono intervenute nel corso del tempo modificazioni non del tutto secondarie, negli ultimi trent’anni Laclau e Mouffe si sono infatti per molti versi limitati a svolgere il programma enunciato in Hegemony and Socialist Strategy.
La riflessione sul «populismo» sviluppata da Laclau riprende per esempio proprio la distinzione tra «lotte democratiche» e «lotte popolari» già delineata nel lavoro degli anni Ottanta, mentre il percorso di Mouffe – scandito da testi come The Return of the Political, The Democratic Paradox e On the Political – si è configurato soprattutto come ricerca sull’«essenza» del ‘politico’, e proprio percorrendo questo binario la studiosa belga ha incrociato Carl Schmitt e il Begriff des Politischen, in cui ha ritrovato gli elementi basilari di una di «ontologia» del ‘politico’. Ovviamente, così come Laclau usa con grande disinvoltura alcune formule di Jacques Lacan all’interno della sua teoria delle identità politiche, anche Mouffe utilizza le ipotesi di Schmitt per procedere – consapevolmente – in una direzione molto differente da quella del giurista tedesco. La visione forte del ‘politico’ serve innanzitutto come grimaldello teorico per mostrare le lacune genetiche di tutte quelle teorie liberali che riducono la politica (e la democrazia) all’etica o all’economia, alla discussione pubblica o alla scelta razionale, ma, soprattutto, costituisce il presupposto della costruzione di un modello agonistico di democrazia, alla cui definizione Mouffe ha dedicato le proprie energie nel corso dell’ultimo decennio. Ed è proprio alla precisazione dei caratteri di questa teoria della democrazia che sono dedicate le pagine di Agonistics.
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