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mercoledì 17 aprile 2013

Call for Paper - Convegno Sisp - Sezione "Politica e religione"

 
Lo standing group 'Politica e religione' organizza per la prima volta una sezione tematica (diretta da Piero Ignazi e Damiano Palano) al prossimo convegno SISP di Firenze (12-14 settembre).
 
Per proporre un paper, inviare un abstract di circa 200 parole agli organizzatori dei singoli panel.
 
Deadline: 15 maggio 2013.
 
Programma della sezione:

1) Il fattore religioso in contesti internazionali secolarizzati: norme e attori religiosi nelle istituzioni internazionali.
Chair: Gregorio Bettiza ( Gregorio.Bettiza@EUI.eu This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it )
Abstract: Negli ultimi decenni si è verificata una crescita esponenziale nella mobilitazione e lobbying religiosa a livello internazionale, specialmente in istituzioni come le Nazioni Unite, le Istituzioni Finanziarie Internazionali e l’Unione Europea. Molte di queste istituzioni sono radicate in una realtà internazionale fortemente ancorata alle strutture secolarizzate dell’international liberal order (John Ikenberry). Il panel si interroga dal punto di vista teorico ed empirico sui meccanismi ai quali ricorrono attori religiosi transnazionali per avanzare i loro interessi e le loro norme religiose all’interno di istituzioni internazionali secolarizzate. Quando e come gli attori religiosi hanno successo nella loro opera di lobbying? Quali tipi di attori religiosi hanno maggior successo nell’avanzare i propri interessi? Quali tipi di norme religiose hanno la maggior probabilità di essere accomodate e accettate da istituzioni internazionali, e perché? Quali sono le caratteristiche che distinguono le istituzioni internazionali particolarmente favorevoli a lobbyes e norme religiose, da quelle invece particolarmente impervie? Come stanno cambiano the istituzioni internazionali alla luce della crescita di lobbyes religiose?
Over the past decades an exponential growth in religious advocacy and lobbying has occurred towards international institutions that are deeply embedded and anchored to the secular structures of the ‘international liberal order’ (Ikenberry). These institutions range from the United Nations, the European Union, and the International Financial Institutions. This panel theoretically interrogates and empirically investigates the discourses, strategies and mechanisms adopted by transnational religious norm entrepreneurs to advance their concerns within secular international institutions. The panel seeks to address, among others, the some of the following questions. When, under what circumstances, and which religious norm entrepreneurs succeed in their advocacy efforts? Which type of religious norms have, and have had, the greatest chances of being diffused and why? In which ways and how have international institutions changed, if al all, to accommodate religious norm entrepreneurs? What distinguishes international institutions that are more accommodating to the claims of religious actors from those who are less?

2) Religious organizations in the local political sphere
Chairs: Xabier Itçaina ( x.itcaina@sciencespobordeaux.fr This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it ) and Alberta Giorgi ( albertagiorgi@ces.uc.pt This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it )
Abstract: The relationships between religion and politics are a topic usually dealt with from a national or international perspective. Nevertheless, the changes in the contemporary political systems, in Europe and abroad, reshaped the hierarchies between the local and the national spheres on a number of policies. Specifically, the processes of devolution and subsidiarization of policies, as well as the cooperation between private and public organizations (especially in the field of social services) under the horizontal governance perspective, increased the importance of local politics. For instance, the local scale is particularly relevant as constituting the arena where public authorities, private actors, religious and secular “third sector” organizations manage – or not - to constitute efficient networks of governance in the welfare field. These local arrangements constitute an implicit form of regulation of public life by religious actors that, in some cases, might not coincide exactly with the sociopolitical preferences of the religious central authorities. In addition, politicized controversies on symbolic issues often take place at the local level –the debates over the localization of mosques in Italy, for example, and, more broadly, the issues dealing with religion in public life. Moreover, grassroots religious organizations and associations have an important and increasing political role – in Italy (movements for public water and against discrimination, renewed engagement of religious associations in politics,…), and abroad (Indignados, Arab Spring…). This panel aims at exploring the political involvement of religious associations and organizations at the local level. Papers’ topics include (but are not limited to): religious associations and political movements, third-sector religious organizations and local policies, interactions between religious and political identities. Papers dealing with empirical cases are more than welcome.

3) Religione e relazioni internazionali
Chair: Valter Coralluzzo ( valter.coralluzzo@libero.it This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it )
Abstract: È noto che per lungo tempo gli studiosi di Relazioni internazionali (RI) d’ogni scuola e indirizzo non hanno prestato alcuna attenzione alla religione, o l’hanno relegata a un ruolo affatto marginale, al punto da far parlare di un vero e proprio «esilio» del fenomeno religioso dal campo d’indagine della disciplina scientifica delle RI. Il fatto è che nel codice genetico di tale disciplina è iscritto quello che Scott Thomas ha definito «il postulato westfaliano», ossia la convinzione che la privatizzazione della religione e la secolarizzazione della politica rappresentino un passaggio obbligato ai fini del consolidamento di un ordine internazionale. Negli ultimi decenni, tuttavia, a fronte del crescente rilievo del fattore religioso nelle dinamiche della politica mondiale, gli studiosi di RI si sono mostrati maggiormente propensi a prendere sul serio la questione religiosa. Da una parte, v’è chi ha cercato di integrare la religione nella teoria delle RI, sia interrogandosi su come (a prezzo di quali compromessi epistemologici) il fattore religioso possa essere incluso in tradizioni di ricerca (come il realismo e il liberalismo) nate e sviluppatesi sotto l’egida del paradigma della secolarizzazione, sia proponendo paradigmi innovativi o spingendosi addirittura (come Vendulka Kubálková) a proporre la creazione di una sub-disciplina, denominata Teologia politica internazionale, che metta la religione al centro della propria analisi degli affari internazionali. Dall’altra, v’è chi ha indagato le forme e la misura dell’influenza del fattore religioso sulle politiche estere degli Stati e il ruolo effettivo che la religione e gli attori religiosi transnazionali giocano nella politica mondiale e all’interno di vari scenari regionali, come fonte di conflitto e/o fattore di pacificazione. Il panel intende affrontare l’insieme di questi problemi, accogliendo contributi che analizzino il ruolo della religione nella teoria e nella pratica delle RI.

4) Religion and democracy in Italy’s ‘second republic’
Chairs: Luca Ozzano ( luca.ozzano@unito.it This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it ) and Marco Marzano ( marco.marzano@unibg.it This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it )
Abstract: L’Italia rappresenta un caso molto interessante di relazione tra religione e democrazia, sia per la presenza a Roma del Vaticano (il che ha sempre comportato relazioni del tutto peculiari tra la Chiesa Cattolica e lo stato italiano) e per il dominio, durato decenni, del partito della Democrazia Cristiana (DC). Negli ultimi decenni, tuttavia, il ruolo della religione nel sistema politico italiano ha sperimentato cambiamenti che sono stati solo in parte descritti e spiegati dalla letteratura: questo sia in conseguenza di più ampi processi socio-economici, come la secolarizzazione e i flussi migratori (che hanno reso sempre più pluralista un panorama religioso in cui il cattolicesimo era del tutto predominante); sia per il crollo, all’inizio degli anni ’90, del vecchio sistema partitico che includeva la DC, come conseguenza di un ampio scandalo di corruzione. Con la disgregazione della DC, e la dispersione dei cattolici in fazioni e partiti di centrosinistra e di centrodestra, è sembrata iniziare una nuova era. Innanzitutto, la Chiesa ha iniziato a svolgere un ruolo diretto in politica attraverso il cosiddetto ‘progetto culturale’ della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Inoltre, nuovi attori politici, appartenenti ad entrambi i lati dello spettro politico, hanno iniziato a sfruttare issues di carattere morale e religioso, nel tentativo di raccogliere il disperso voto cattolico. Numerose issues morali, dalla presenza del crocefisso negli spazi pubblici ai diritti degli omosessuali, sono così diventate oggetto di contesa nel dibattito pubblico italiano. Questo panel si occuperà dei temi appena citati, nel tentativo di gettare maggiore luce sul ruolo della religione e delle issues religiose nella democrazia italiana della cosiddetta ‘seconda repubblica’. Saranno ben accetti studi di carattere sia qualitativo sia quantitativo, così come lavori comparativi, in italiano e inglese.
Italy is a very interesting case in terms of relation between religion and democracy, both because of the presence in Rome of the Vatican (which has always implied peculiar relations between the Catholic Church and the Italian state) and for the decades-long rule of the Christian Democracy (DC) party. In the latest decades, however, the role of religion in the Italian political system has experienced changes that have been only partially acknowledged by the literature: both as a consequence of wider socio-economic processes, such as secularization and migration flows (which have turned the country from predominantly Catholic to increasingly pluralistic); and as a consequence of the demise, at the beginning of the 1990s, of the old party system (including DC) because of a wide bribery scandal. With the collapse of the party, and the fragmentation of Catholics in left-wing and right-wing factions and parties, a new era seemed to start. To begin with, the Catholic Church started to play a direct role in politics through the so-called ‘cultural project’ of the CEI, the organization of the Italian bishops. On the other hand, new political actors, both from the left and from the right wing of the political spectrum, started to exploit religious and moral issues (albeit with different frames) in order to garner the votes of the Catholic constituency. Several moral issues, from the presence of the crucifix in public offices, to gay unions, have thus become points of contention in the Italian public debate. The panel will take into account these subjects, in order to cast a new light on the role of religion and religious issues in Italian democracy after the beginning of the so-called ‘second republic’. Qualitative as well as quantitative empirical studies are welcome, as well as comparative ones, both written in English and in Italian.

5) Una democrazia post-secolare? La teoria democratica oltre la secolarizzazione
Chair: Damiano Palano ( damiano.palano@unicatt.it This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it )
Abstract: Negli ultimi due decenni il ‘ritorno del sacro’, la ‘rivincita di Dio’ e la ricomparsa della religione sulla scena pubblica hanno alimentato un dibattito piuttosto acceso anche nel campo delle scienze sociali e della teoria politica, soprattutto perché hanno posto in questione le più consolidate teorie della secolarizzazione. Se la gran parte degli scienziati sociali della fine del XIX secolo e dell’inizio del Novecento riteneva (quasi senza eccezioni) che le appartenenze religiose fossero destinate a perdere la loro forza e a disgregarsi dinanzi all’incedere della modernizzazione, la realtà degli ultimi anni sembra smentire queste rappresentazioni e lo schema di lettura che le imposta. Inoltre, rimettendo in discussione la cruciale separazione fra politica e religione (e fra pubblico e privato) che, in gran parte, segna l’avvio della politica moderna, la rinascita della religione viene a profilare una sfida per la ricerca politologica, e soprattutto per la teoria democratica. Delineata nel corso del Novecento, la contemporanea teoria della democrazia considera infatti (seppur implicitamente) la secolarizzazione come un dato acquisito. In altre parole, la democrazia è vista come necessariamente ‘relativista’, nel senso che la pluralità delle identità, degli stili di vita morali, degli ethos è assunta come requisito culturale fondamentale di una stabile convivenza democratica. Le tracce di un mutamento in senso post-secolare e il ‘ritorno del sacro’ sembrano per questo costituire una minaccia per l’assetto democratico, ma, al tempo stesso, pongono questioni che spingono a una rivisitazione della teoria democratica. Questo panel punta a considerare le conseguenze del ‘ritorno del sacro’ affrontandone le ricadute sulla teoria democratica. In particolare, sono sollecitati contributi che affrontino, anche criticamente, il dibattito sul ‘post-secolarismo’ e la democrazia (Habermas, Gauchet, Rusconi, ecc.), e che mettano in luce le eventuali conseguenze che il ’ritorno del sacro’ ha sulla teoria democratica.


All’interno della sezione ‘Relazioni internazionali’, è presente inoltre il panel:
Islamism in the Arab world: between elections, street politics and armed struggle
Chair: Francesco Cavatorta ( Francesco.cavatorta@dcu.ie This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it )
Abstract: The Arab Spring has once again led analysts and policy-makers to focus their attention of Islamist movements and parties, which have become the main beneficiaries of the changes of the last two years in the region. However, different groups have responded differently to the new opportunity structures that the Arab Spring opened up. The purpose of this panel is to examine the theoretical and comparative perspectives on the ways in which Islamist groups acted in the wake of the Arab Spring and what explains their specific strategy and choices. How have some movements come to the decision to participate in elections? Conversely how have other movements in a similar setting decide to continue with street protests, refusing to engage with the new institutions being built? What explains the choice of military struggle as in Syria? Was it the inevitable response to regime’s repression or did other factors come into play?

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