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giovedì 11 ottobre 2012

Il deficit simbolico della democrazia. "Controdemocrazia" di Pierre Rosanvallon



di Damiano Palano

Sembra che l’aggettivo ‘antipolitico’ sia comparso per la prima volta in Francia già intorno alla metà del Seicento, ma, a dispetto di radici tanto profonde, il termine ha iniziato a diffondersi solo recentemente. E negli ultimi anni è andato a identificare quel sentimento diffuso in cui confluiscono l’ostilità verso la classe politica e la disaffezione nei confronti dei partiti e istituzioni. Una delle interpretazioni forse più interessanti del successo dell’anti-politica contemporanea viene probabilmente da Pierre Ronsanvallon e dal suo Controdemocrazia. La politica nell’era della sfiducia, riproposto ora da Castelvecchi (pp. 279, euro 22.00). Il titolo del volume, per quanto evocativo, rischia forse di suggerire una lettura distorta delle tesi dello storico francese. La ‘controdemocrazia’ – così come la sfiducia – non è infatti, secondo Rosanvallon, qualcosa che si oppone alla democrazia, bensì un meccanismo che contrassegna fin dall’origine i regimi rappresentativi. Un meccanismo che in qualche modo ne rafforza la vitalità, ma che oggi rischia di determinare una sorta di ‘cortocircuito’ simbolico.
In sostanza, per Rosanvallon la ‘controdemocrazia’ consiste nei modi in cui si organizza la sfiducia democratica, ossia la ‘diffidenza’ che spinge a sorvegliare l’operato delle istituzioni democraticamente elette. Questo atteggiamento non riflette un’ostilità nei confronti della democrazia, ma si configura piuttosto come una sorta di controllo della società nei confronti degli organi rappresentativi. Fin dall’Ottocento,  la ‘controdemocrazia’ si è espressa principalmente in tre forme: la vigilanza sugli eletti da parte dei cittadini, l’esercizio del veto da parte delle organizzazioni sociali, il controllo sulla classe politica svolto dalla magistratura. Ma il punto chiave è che, secondo Rosanvallon, la dimensione della ‘controdemocrazia’ è andata crescendo sempre di più nel corso dei decenni, con effetti distruttivi sugli equilibri politici. 
Se molti leggono il malessere della democrazia contemporanea come un riflesso del declino della partecipazione, per Rosanvallon si tratta invece di riconoscere come la partecipazione dei cittadini sia cresciuta, seppur in forme non convenzionali. Proprio una simile dilatazione ha rafforzato la portata della ‘controdemocrazia’, e ha tramutato il controllo in una sistematica contestazione (o addirittura nell’umiliazione) delle istituzioni elette democraticamente. Con il risultato che la ‘controdemocrazia’ è diventata una ‘contro-politica’.
Per comprendere fino in fondo la lettura di Rosanvallon, è necessario collocare le tesi sulla ‘contro-democrazia’ all’interno della sua vasta ricerca sulle forme del ‘politico’. Secondo lo storico francese, il ‘politico’ coincide infatti con le modalità con cui una popolazione si rappresenta in quanto ‘popolo’, in quanto gruppo unitario, contrassegnato da una comunità di destino. Per questo, la democrazia non è soltanto una questione di forme e di regole, ma soprattutto il risultato di come viene pensato quel ‘popolo’ a cui spetta il potere. E la dilatazione progressiva della ‘contro-democrazia’ finisce così col dissolvere lo spazio simbolico che è alla base della convivenza democratica. Finisce col disgregare quel ‘mondo comune’ che consente ai singoli cittadini di pensarsi – a prescindere dalle specifiche posizioni – come parte di uno stesso popolo. 
È proprio in questa prospettiva che la tesi di Rosanvallon diventa tanto importante per decifrare i contorni del ‘disagio’ della democrazia. Perché certamente la politica si trova oggi alle prese con enormi deficit ‘strutturali’, che chiamano in causa la trasformazione delle economie occidentali, la transizione geo-politica, le tendenze demografiche. Ma si trova soprattutto alle prese con una sorta di deficit simbolico. Un deficit che riguarda la capacità della politica di dare un volto all’introvabile popolo sovrano. E di tessere, giorno dopo giorno, la fragile trama di un ‘mondo comune’.

Damiano Palano

Pierre Ronsanvallon, Controdemocrazia. La politica nell’era della sfiducia, Castelvecchi, pp. 279, euro 22.00.

* Questo testo è apparso, in una forma parzialmente diversa, su "Avvenire" del 6 ottobre 2012.

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