Appare in questi giorni, sul numero 2/2012 della "Rivista di Politica" (che comprende fra l'altro una interessante sezione monografica su "Democrazia, politica e religione"), il saggio di Damiano Palano, La democrazia e il 'politico'. I limiti dell'"agonismo democratico".
E' possibile, dal punto di vista teorico, far convivere la democrazia liberale (della quale spesso di tende a offrire una interpretazione falsamente irenica e conciliativa) con una concezione del 'politico' che tenga conto della dimensione agonistica che caratterizza le relazioni di potere e della natura intrinsecamente polemico-conflittuale della lotta politica? E' possibile, in altre parole, andare oltre una visione della democrazia che ne enfatizza la dimensione procedurale e l'aspetto formalistico per elaborarne una definizione realistica che sappia coglierne, oltre che le caratteristiche storiche essenziali e i veri meccanismi di funzionamento, anche le trasformazioni e i processi di cambiamento che l'hanno di recente investita? In questa direzione, esplicitamente segnata dalla classica riflessione schmittiana, hanno lavorato in anni recenti studiosi quali Chantal Mouffe ed Ernesto Laclau: con esiti non sempre convincenti ma con indubbia originalità.
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